Quel Che Abisso Tace

Romanzo di Maura Maffei

Il romanzo storico di Maura Maffei è un lungo, doloroso calvario; la riscoperta di un oscuro e, fino a pochi decenni or sono, semisconosciuto dramma che portò nel lutto, nella disperazione, nella solitudine centinaia di innocenti famiglie di nostri emigrati in Gran Bretagna.

Rivivono in queste intense pagine la follia della dittatura fascista e le sue tragiche conseguenze che sprofondarono la nazione e i suoi figli in una guerra senza speranza, segnando un drammatico destino per tanti, troppi innocenti.

La dichiarazione di guerra dell’Italia, la reazione dura, spietata dell’Inghilterra che si sentiva accerchiata in un momento molto drammatico della guerra e la decisione di Churchill “Collar the Lot” furono la rovina di tantissime famiglie italiane da molti anni pacificamente insediate ed integrate in terra britannica.

Ma mentre “i veri colpevoli” legati al regime mussoliniano, tramite accordi diplomatici, riuscirono a fuggire dalla “perfida Albione”, migliaia di altri connazionali vissero mesi da incubo. Il campo di concentramento di Bury, la paura, la fame, il di- sprezzo verso i prigionieri sono descritti dall’autrice in modo sincero, intenso, commosso, drammatico, così come le prime ore degli italiani ammassati con tedeschi e austriaci sulla nave da crociera trasformata in cargo per trasporto prigionieri. E poi… e poi il siluramento dell’Arandora Star.

È a questo punto che, per giorni, non sono più riuscito a leggere le drammatiche pagine che, con un verismo, con una gelida e dolorosa descrizione aveva elaborato Maura. Quante volte ho composto il suo numero di cellulare, fermandomi all’ultimo tasto, quante mail le ho scritto spostandole poi nel cestino prima dell’invio! “No Maura perdonami, non sono adatto a scriverti una prefazione che sia all’altezza del tuo scritto, no… non posso”, volevo chiarirle.

Leggere queste pagine nella casa di Bardi (PR) dove sono nato, dove nacquero mio padre, le sue sorelle i suoi fratelli tra questi, Guido morto a 32 anni all’alba di quel terribile 2 luglio 1940 nelle gelide acque del mare del nord, mi riempiva di uno sconforto, di un vuoto che mi riportava a quanto mi raccontavano le mie zie in estate quando dal Galles tornavano con le famiglie e i miei cugini in vacanza. La notizia della morte o, meglio, della presunta morte in mare del figlio Guido (sua moglie Eva era rimasta in Gran Bretagna con il piccolo nato una settimana prima della morte del padre), che raggiunse i miei nonni molti, molti mesi dopo, li portò in un grande sconforto e il loro dolore, la loro solitudine davanti ai tanti lutti recati dalla guerra, li sentivo aleggiare ancora tra le mura di casa mia.

Dopo alcuni giorni però ho ripreso la lettura e non mi sono più fermato sino alla fine.

Maura è una narratrice cristiana ed è riuscita in questo importante e tragico romanzo, a illuminare le pagine, anche quelle più dolorose, con una luce di speranza che aiuta, che placa il dolore, che salva l’individuo dall’umana disperazione senza conforto.

Questa nuova testimonianza, che esce alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della tragedia, è “un segno” importante e per questo ringrazio l’amica Maura che ha scritto con il cuore e con una profonda fede nel Padre.

Sì, Maura, andiamo avanti “Nel nome di Cesare, di Guido e di tutti gli altri”

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